Vino Ortrugo

ORTRUGO

Caratteristiche generali dell’Ortrugo

L’Ortrugo è un vitigno a bacca bianca la cui coltivazione è tipica dell’Emilia Romagna, principalmente in provincia di Piacenza. Etimologicamente questo vitigno deriva dal nome “Altrugo” o “Artrugo”, citato nel Bollettino Ampelografico del Ministero dell’Agricoltura nel 1881; il nome probabilmente riconduce ad altre uve (“Altrughe”). Un tempo diffuso in tutta l’Emilia Romagna, un tempo lo si trovava in blend come uva da taglio mescolato ad altre varietà come la Malvasia bianca. Alcuni produttori appassionati tuttavia lo vinificano in purezza con ottimi risultati.

Il vitigno Ortrugo ha foglia grande e reniforme, trilobata o pentalobata; il grappolo è grande e conico, molto compatto e spesso alato. L’acido ha dimensioni medie, forma sferoidale e buccia pruinosa; è consistente e resistente, di colore giallo-verdastro e può presentarsi leggermente punteggiato.

Caratteristiche organolettiche

Dal vitigno Ortrugo origina un vino giallo paglierino brillante con riflessi verdastri, dal profumo delicato e finemente fruttato di acacia, mela verde, menta e biancospino; buon corpo, sapore sapido e caldo, leggermente frizzante e di ottima freschezza anche grazie al grado alcolico che raggiunge il 12{1155e627a50b209093ba6f52af5e4600ad8933b1464a8ff60ce501cd07b77002}. La spuma è fine e persistente e al naso e al palato spiccano note floreali. Buona la persistenza; nel retrogusto si assaporano note piacevolmente amarognole. Storicamente utilizzato per versioni frizzanti e spumanti, anche l’Ortrugo fermo di recente produzione merita l’assaggio. Vino sincero, l’Ortrugo è un vino da compagnia per occasioni informali ma anche a tutto pasto: il suo gusto secco, la struttura discreta e i profumi tenui si sposano perfettamente ad antipasti delicati e a piatti tendenti al dolce. Si consiglia il servizio a 8°C per degustare pienamente le peculiari caratteristiche organolettiche.

Storia del vitigno Ortrugo

Il vitigno Ortrugo è da sempre presente sulle colline piacentine, sin dall’epoca pre-cristiana; è uno dei pochi vini arrivati fino all’epoca moderna, dopo aver resistito a secoli di gelate e alle malattie importate dall’America. Viene citato per la prima volta nel 1818 da Bramieri con il nome di “altruga” cioè “altra uva”, indicando un nuovo vitigno usato soprattutto come uva da taglio. Il nome definitivo lo ottenne nel 1927, quando la sua denominazione attuale comparve sulla rivista “Italia Agricola”. Verso la metà del Novecento il vitigno sembrava essere stato perduto, ma il suo ritrovamento negli anni ’70 ha portato ad una serie di vinificazioni sperimentali che lo hanno accostato prima al Gutturnio e successivamente al Malvasia. Per molti anni il valore di questo vitigno non è stato riconosciuto, relegandolo a pochi ettari e mai vinificato in purezza, ma l’interessamento di alcuni viticoltori piacentini ha permesso di dare vita ad un vino bianco in purezza molto apprezzato nella regione ed anche all’esterno. In genere prodotto nelle versioni spumante o frizzante, negli ultimi tempi sono state sperimentate anche versioni ferme per venire incontro alle esigente di una clientela di più ampio respiro. Vino autoctono piacentino, a differenza di altri vitigni, l’Ortrugo appartiene pienamente alla tradizione emiliana ed è espressione della passione e della forza di volontà di pochi viticoltori che ne hanno intravisto le enormi potenzialità. Il vino fu riconosciuto nel 1984 e all’inizio degli anni Ottanta i vini in purezza Ortrugo hanno ottenuto la Denominazione d’Origine Controllata. Dal 2010 il disciplinare del vino contempla ufficialmente le versioni fermo, frizzante e spumante. Oggi viene coltivato esclusivamente nel piacentino dove rappresenta una delle varietà più importanti e conosciute.

Coltivazione dell’Ortrugo

Il sistema di coltivazione migliore per l’Ortrugo è il Guyot semplice, basso o doppio, oppure a cordone speronato; la potatura è mista. Il vitigno è vigoroso, ha maturazione medio-tardiva e produce abbondantemente e costantemente; prospera in terreni collinari poveri a medio impasto, argillosi e sabbiosi ma leggermente calcarei, nei quali riduce la produttività a favore però di una maggiore qualità del grappolo.

Abbinamenti gastronomici

L’Ortrugo è il vino classico della tradizione piacentina: si sposa bene con il pesce, sia in antipasto sia in secondo piatto caldo o freddo; esalta magnificamente i crostacei grazie alla leggera sapidità, ma si abbina anche con i classici tortelli con la coda piacentini, con affettati freschi tipici e con le crespelle. Ottimo anche con minestre di verdure, formaggi freschi e antipasti magri; notevole con trota salmonata, asparagi, ravioli di patate, ricotte fresche e sformati di erbe aromatiche. Da provare come ingrediente base per aperitivi e cocktail, accompagna bene tutti i menù leggeri grazie alla aromaticità moderata e alla versatilità.

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Vinificazione

La vendemmia è rigorosamente manuale ed avviene solitamente nella prima decade di settembre; tutte le fasi di vinificazione in bianco avvengono a bassa temperatura controllata. Le uve vengono diraspate e pigiate e dopo una pressatura soffice il mosto separato dalle bucce è fatto criomacerare per 24 ore; segue la fermentazione con lieviti selezionati autoctoni in vasche a temperatura di 16-18°, con continuo batonnage per tenere in sospensione le bucce fini. Una leggera rifermentazione in bottiglia con metodo classico rifinisce e completa il vino. Prima dell’imbottigliamento, una lenta presa di spuma orizzontale che dura qualche mese esalta la freschezza e la fragranza del vino, donandogli nel contempo una gradevole vivacità sempre apprezzata all’esame organolettico.

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